Corte Costituzionale: “Schiaffo a un poliziotto? Può essere un’offesa non grave”

Corte Costituzionale: “Schiaffo a un poliziotto? Può essere un’offesa non grave”

La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 172 del 27 novembre 2025, ha stabilito che la causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” può essere applicata anche ai reati di resistenza e violenza a pubblico ufficiale, quando le condotte sono commesse nei confronti di agenti di polizia in servizio. Cade così l’esclusione automatica prevista dal codice penale, introdotta dal legislatore negli anni precedenti.

La decisione arriva da un caso concreto esaminato dal Tribunale di Firenze, che ha portato la questione davanti alla Consulta sollevando un dubbio di costituzionalità sulla disciplina vigente.

Il fatto: cosa è accaduto realmente

Il procedimento nasce da un episodio avvenuto nel 2019 durante una manifestazione pubblica. Una donna si era presentata all’ingresso dell’area riservata al pubblico, ma l’accesso le era stato negato perché il numero massimo di partecipanti era stato raggiunto.

A quel punto, secondo gli atti processuali, la donna aveva inizialmente toccato con un dito il torace di un agente per protestare contro il diniego. Pochi istanti dopo, avrebbe sferrato un lieve schiaffo al volto del poliziotto. Il gesto non aveva causato lesioni, e si era trattato di un episodio impulsivo, immediatamente isolato e non reiterato.

Il giudice aveva preso in considerazione una serie di elementi: la corporatura minuta della donna, una patologia oncologica di cui risultava affetta, l’intensità definita “modesta” della forza esercitata e il fatto che l’obiettivo non fosse quello di ostacolare l’operato della polizia, ma di partecipare alla manifestazione. Alla luce di queste circostanze, il tribunale riteneva che la condotta potesse essere valutata come di particolare tenuità.

L’ostacolo, tuttavia, era la legge.

Il nodo giuridico: una norma che impediva qualsiasi valutazione

L’articolo 131-bis del codice penale disciplina la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
Una modifica normativa aveva però introdotto una preclusione automatica: nei reati di violenza o minaccia a pubblico ufficiale e di resistenza commessi contro agenti delle forze dell’ordine, il giudice non poteva mai applicare la tenuità, indipendentemente dalle circostanze.

Ciò significava che anche un singolo gesto minimo – come un lieve schiaffo senza conseguenze – veniva equiparato, sul piano dell’applicabilità della tenuità, a condotte ben più gravi.

Per il Tribunale di Firenze questa rigidità violava il principio costituzionale di ragionevolezza e introduceva una disparità di trattamento: altri reati, anche potenzialmente più gravi, potevano beneficiare della valutazione di tenuità, mentre condotte marginali contro agenti ne erano escluse in modo categorico.

Da qui la rimessione alla Corte Costituzionale.

La decisione della Corte: basta automatismi

La Consulta ha accolto la questione e ha dichiarato incostituzionale la preclusione automatica.
Secondo i giudici, impedire al magistrato di valutare la concreta offensività del fatto è incompatibile con il sistema penale vigente, soprattutto dopo le riforme che hanno ampliato le possibilità di applicare la tenuità ad altri reati.

La Corte chiarisce alcuni punti fondamentali:

  • non viene meno la punibilità della resistenza o della violenza a pubblico ufficiale;
  • non viene introdotto un automatismo opposto;
  • il giudice può ora valutare singolarmente ogni caso, considerando la reale intensità della condotta, l’assenza o meno di lesioni, le condizioni personali dell’imputato e la sua eventuale abitualità.

Solo se tutti i requisiti previsti dalla legge sono soddisfatti, la condotta potrà essere dichiarata non punibile.

La reazione delle forze dell’ordine

La sentenza ha suscitato immediate reazioni da parte di esponenti delle forze dell’ordine e sindacati di categoria, che temono un indebolimento della tutela degli agenti impegnati nei servizi di ordine pubblico. Alcuni rappresentanti hanno espresso la preoccupazione che, in un contesto già caratterizzato da tensioni sociali, l’apertura alla tenuità possa essere percepita come una riduzione della protezione garantita agli operatori.

Altri osservatori sottolineano invece che la pronuncia non modifica la struttura dei reati, non depenalizza alcuna condotta e non introduce indulgenze automatiche. La Corte ha semplicemente eliminato un vincolo normativo che impediva di differenziare situazioni molto diverse tra loro.

Un precedente che cambia il quadro

La decisione segna un passaggio rilevante: i reati commessi contro la pubblica autorità restano penalmente rilevanti e puniti, ma non saranno più sottratti a qualunque valutazione di tenuità. La giurisprudenza dovrà ora misurarsi con un margine di valutazione più ampio, che richiede rigore, capacità di ponderazione e attenzione al caso concreto.

Lo schiaffo della manifestante fiorentina diventa così il punto di partenza di un principio più generale: nel diritto penale, la misura della risposta punitiva non può prescindere dalla reale offensività del fatto.

E da oggi, anche nei confronti degli agenti delle forze dell’ordine, questa valutazione potrà finalmente essere compiuta.