Ucraina, no all’ipotesi asset russi congelati: come funzionerà il nuovo prestito UE da €90 miliardi e perché è stato preferito alla prima ipotesi

UE approva 90 mld per Kiev via debito comune: stop all’uso diretto degli asset russi per evitare rischi legali e shock finanziari sull’eurozona.

Ucraina, no all’ipotesi asset russi congelati: come funzionerà il nuovo prestito UE da €90 miliardi e perché è stato preferito alla prima ipotesi

Nelle prime ore del 19 dicembre 2025, a seguito di 16 ore di trattative presso il Consiglio Europeo di Bruxelles, i leader europei hanno trovato un’intesa per l’approvazione di un piano di finanziamento da 90 miliardi di euro per coprire il fabbisogno bellico e civile dell’Ucraina per i prossimi due anni. A discapito dell’iniziale proposta di utilizzo degli asset russi congelati in Europa, si è scelto di ricorrere al debito comune in maniera tradizionale attraverso l’emissione di titoli sui mercati capitali garantiti dall’headroom del bilancio comunitario (la differenza tra il massimale delle risorse proprie e la spesa effettiva prevista dal Quadro Finanziario Pluriennale). L’headroom del bilancio, in questo modo, garantisce la copertura del debito indipendentemente dall’esito del conflitto in essere.

Il prestito si basa su una clausola di rimborso condizionata, anche denominata “Reparations Mechanism”, grazie alla quale l’obbligo di rimborso per l’Ucraina inizia ufficialmente solamente dopo l’avvenuto pagamento dei danni di guerra da parte della Federazione Russa. In questo nuovo scenario, l’Unione Europea ha programmato l’attingimento agli asset russi congelati solo nel caso in cui la Federazione Russa rifiuti di pagare all’Ucraina il totale dovuto.

Per superare lo scoglio interno all’Unione Europea, la Commissione ha fatto ricorso alla Cooperazione Rafforzata ex art. 20 del Trattato sull’Unione Europea, con opting-out per Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, legalmente esentate da qualunque tipo di contributo, garanzia o onere finanziario, nonché assicurate contro impatti sul proprio bilancio nazionale derivanti dal pacchetto di aiuti.

Nel piano approvato dalla Commissione, come spiegato in precedenza, gli asset russi congelati continuano ad essere una materia fondamentale: mentre in precedenza il loro blocco era sottoposto a rinnovo semestrale, in accordo con il piano odierno essi saranno indisponibili a tempo indeterminato fino alla fine delle ostilità.

Le motivazioni sul non-utilizzo di questi ultimi per la copertura del bilancio ucraino sono presto fornite. In primis, i rischi legali riguardo la violazione de facto dell’immunità sovrana delle banche centrali e dei loro beni sarebbero enormi e potenzialmente catastrofici. Le conseguenti cause multimiliardarie perpetrate dalla Federazione Russa che scaturirebbero da questa decisione senza precedenti, di fatto, rischierebbero di causare un enorme buco di bilancio all’intera Unione Europea, costretta a ripagare con gli interessi la Federazione Russa per tutti i propri asset indebitamente confiscati.

In secondo luogo, ulteriori pericoli si manifesterebbero sulla stabilità finanziaria dell’eurozona e dell’Euro valutario. La confisca arbitraria dei beni di un paese extra-unione, non riconosciuta da alcun tipo di precedente di diritto, causerebbe una sintomatica fuga di capitali generalizzata. Qualora altre nazioni (come Cina, India o i Paesi del Golfo) percepissero che i loro asset in euro non sono più al sicuro da decisioni politiche, presenti o future che siano, potrebbero di conseguenza decidere di disinvestire massicciamente dai titoli denominati in euro, con conseguente aumento catastrofico dei tassi d’interesse sul debito dei paesi europei e premi al rischio per investitori che non riterranno più al sicuro i propri capitali nel circuito finanziario europeo. 

In questa cornice, le dinamiche macro e microeconomiche legate alle specifiche ritorsioni della Federazione Russa nei confronti dei singoli soggetti europei. Su tutti, i timori maggiori sono stati espressi dal Belgio. Euroclear, depositario centrale con sede a Bruxelles, detiene il 70% degli asset russi congelati in Europa. Qualora la società belga venisse travolta da cataclismi finanziari e contenziosi miliardari perpetui, sarebbe l’intero sistema di regolamento dei titoli europei e dei circuiti finanziari internazionali a rischiare un cedimento integrale. Rischi geopolitici e finanziari, questi, scongiurati almeno temporaneamente dalla via del debito comune interno all’Unione Europea.